Espoarte Anno 16 Numero 88 aprile-giugno 2015
Una realtà “altra”
Per Silvia Camporesi la fotografia è un modo per raccontare una realtà “altra”, dove la quotidianità lascia il campo alla memoria e al sogno. Fotografia, certo, ma non solo. Prima di tutto un progetto, pensato, trascritto nel quaderno delle idee e sviluppato passo passo. Interventi – digitali o manuali – tesi a modificare il dato reale per farci vedere le cose così come l’artista vorrebbe che fossero. Dalla Venezia deserta esposta a Milano, alle opere della serie Atlas Italiae, presto oggetto di una pubblicazione monografica, fino ad un inedito Almanacco sentimentale.
Una tua fotografia è stata scelta come manifesto della mostra Italia Inside Out che, in occasione dell’Expo, propone un viaggio in Italia attraverso le opere di grandi autori italiani ed internazionali…
Sono onorata di fare parte, insieme a Ghirri, Basilico, Barbieri, Jodice e tanti altri, del gruppo di autori selezionati da Giovanna Calvenzi. La mostra parla soprattutto di città, quindi mi è stato chiesto di presentare alcune immagini tratte dalla serie dedicata a Venezia. Con questo progetto entro davvero in uno spazio museale, con tanto di magneti e merchandising.
La seri s'intitola LA TERZA VENEZIA. Qual è la Venezia di cui parli?
La terza Venezia nasce dall’unione tra la Venezia reale e la sua riproduzione nell’Italia in miniatura di Rimini. Prima della commissione di Photographica fine art Gallery di Lugano, non avevo mai trattato il tema del paesaggio, o meglio del paesaggio urbano, per quanto il paesaggio veneziano possa definirsi tale. Venezia è una città “pericolosa”, fotografata in lungo e in largo, perlopiù in chiave architettonica o “romantica”, nel peggior senso del termine. Era necessario trovare una nuova strada. Durante il soggiorno mi sono scontrata con i turisti, le gondole, i piccioni ed altri elementi di disturbo. Ho quindi pensato di recuperare a Rimini quanto non era possibile fotografare a Venezia, mescolando le immagini. Viene fuori una città che sta per essere sommersa dall’acqua, deserta, avvolta nella nebbia e nel mistero.
Un progetto che ti ha portato a riflettere sul tema del paesaggio?
L’esperienza di Venezia è stata molto utile perché mi ha fatto capire di avere una certa predisposizione per il paesaggio. Dopo anni di stage photography, ho trovato interessante lavorare su qualcosa che già esiste, quindi il paesaggio, avvalendomi però della postproduzione per trasformare il luogo reale in luogo ideale. Almeno per me.
In questo momento stai lavorando al libro ATLAS ITALIAE, un progetto che ti ha portato a viaggiare attraverso le regioni italiane. A quando la pubblicazione?
Spero che il volume possa uscire prima dell’estate. Conterrà centocinquanta fotografie ed un testo di Marinella Paderni che ha presentato la prima parte del progetto a Reggio Emilia per Fotografia Europea 2014, con successive mostre a Bari, Roma e altre città.
Come si è sviluppato il progetto? Con quali problemi ti sei dovuta confrontare?
Avevo in mente da anni di condurre una capillare ricognizione dei paesi fantasma in Italia. Grazie al sostegno di quindici collezionisti, che hanno creduto sulla carta al progetto, alla fine del 2013 ho iniziato il mio viaggio. Nonostante la ricerca preventiva e una fitta rete di “informatori” sul territorio, mi sono trovata a volte di fronte a luoghi che non corrispondevano alle mie aspettative. Cercavo tracce di vissuto, paesi come Apice, completamente intatto, con la tappezzeria alle pareti e molti arredi. Più visitavo questi luoghi, più provavo dipendenza per atmosfere insolite, legate al sogno e all’immaginazione. Un altro problema era dato dalla luce. Non amo il sole, non amo i contrasti, ma all’aria aperta bisogna prendere ciò che si ha a disposizione. Anziché lavorare in Photoshop, ho pensato di ricorrere ad una tecnica antica: ho stampato le fotografie in bianco e nero e le ho colorate a mano, come si faceva quando non esisteva il negativo a colori. Colorare a mano significa poter dosare la luce, togliendo quell’acidità tipica della fotografia digitale. Conosco ogni sfumatura, ogni crepa, ho quasi la sensazione di aver vissuto tra quelle pareti. Un metodo che ha cambiato il mio rapporto con la fotografia e con gli spazi. Non è fotografare e scappare, come si fa normalmente nella velocità dell’atto digitale, ma fotografare, guardare attentamente e vivere.
Il viaggio è fondamentale?
Ho visto l’Italia di serie B, l’Italia ai lati di Ghirri, luoghi solitamente oscurati dalle bellezze delle città d’arte. Raggiungere quelle aree significa attraversare zone impervie. Un viaggio diverso, che non è solo partenza e arrivo, ma anche esplorazione.
Nelle tue opere Il tempo appare sospeso…
La mia cifra stilistica si riduce sempre a sottrarre il tempo presente. C’è la ricerca di una realtà “altra”, di una sospensione. In fondo l’occhio vede tutto, la macchina fotografica può intervenire selezionando.
le tue ultime produzioni portano la fotografia, per sua natura riproducibile, alla dimensione del pezzo unico…
Il digitale ha democratizzato la fotografia, oggi tutti sono fotografi. Flickr è pieno di bellissime immagini di autori sconosciuti. Come districarsi in questo groviglio? Nel mio caso, attraverso l’intervento manuale, che sia la coloritura, oppure la tecnica giapponese dei kirigami. Devo al pop up engineer Massimo Missiroli le nozioni tecniche, alla gallerista Sara Zanin l’idea delle cornici angolari. Mi piace ruotare intorno alla parola foto-grafia in vari modi. La fotografia è un pezzo, mai il tutto.
NUOVI PROGETTI IN CANTIERE?
Dopo tanti viaggi, sto lavorando ad un progetto più raccolto. Affascinata da storie curiose e misteri irrisolti, come le pietre rotolanti o la costruzione di Coral Castle, vorrei realizzare un Almanacco sentimentale con fotografie trovate su internet ed immagini inedite.
Mostre in progamma?
Oltre ad Italia Inside Out e alla partecipazione ad un festival fotografico in Lussemburgo, ad ottobre sarò al Museo di Imola e, a novembre, da Maria Livia Brunelli a Ferrara con un progetto dedicato a De Chirico.
che cos’è per te la fotografia?
Uno strumento per raccontare qualcosa che non avrebbe senso esporre a parole.
Silvia Camporesi è nata nel 1973 a Forlì, dove vive e lavora.
Eventi in corso:
Italia Inside Out. I fotografi italiani
a cura di Giovanna Calvenzi
Palazzo della Ragione Fotografia
Piazza Mercanti 1, Milano
21 marzo - 21 giugno 2015
Silvia Camporesi. Atlas Italiae
A cura di Marinella Paderni
Mois Europèen de la Photographie
Abbaye de Neumünster, Chapelle
Lussemburgo
aprile 2015
Gallerie di riferimento:
Z2O Gallery Sara Zanin, Roma
Photographica fine art Gallery, Lugano, Svizzera
MLB Maria Livia Brunelli Home Gallery, Ferrara